Visto che sono una siciliana pura e provo un amore viscerale per la mia terra, non perdo occasione per mostrarvi sul mio blog luoghi, scorci, oggetti e opere che appartengono alla cultura siciliana. Forse vi chiederete quale sia il legame tra il design d’interni di cui mi occupo tutti i giorni e le bellezze del territorio. La risposta è semplice, oggi il mondo dell’arte si apre a un’ibridizzazione di forme e generi: la bellezza e la creatività, categorie fondamentali dell’arte secondo la tradizione idealistica e romantica, trovano nella vita quotidiana nuovi territori da colonizzare, ecco così che tutto ciò che è bello può diventare arte, anche un paesaggio. Ecco spiegato il motivo per cui mi soffermo spesso a mostrarvi le tradizioni della cultura siciliana e la bellezza di questa terra di cui sono terribilmente fiera, così anche oggi, vi parlerò di un’arte antica, quella del “carretto siciliano”.
In occasione della fesa di “San Giuseppe“, che del mio paese natio (Rosolini) è il protettore, le strade pullulano di folklore e si respira un’atmosfera d’altri tempi. Tra artistiche luminarie, bancarelle, processioni e aste benefiche, si entra nel vivo della festa con la sfilata dei carretti siciliani tradizionali, accompagnati dalla banda musicale, per poi passare al “Palio di San Giuseppe”, un corteo in vestiti d’epoca tra cui spiccano giocolieri, sbandieratori e trombettieri. Seguiranno i variopinti carretti artigianali trainati da robusti cavalli locali e alla fine si svolgerà l’emozionante “Corsa” dei carrettini”, espletata come “Voto di grazia ricevuta” verso “San Giuseppe”.
Ma soffermiamoci a parlare del CARRETTO SICILIANO, simbolo dell’arte popolare siciliana. Realizzato un tempo per meglio muoversi tra le impervie strade sicule, oggi è considerato, con le sue infinite e sgargianti decorazioni, una vera e propria opera d’arte. In questi gioiosi e folkloristici “capolavori” predominano il giallo, il rosso e il verde; vi sono i colori della passione, del sole siciliano, dello zolfo, delle arance e dei limoni, del cielo e del mare, della lava che sgorga dall’Etna e della focosità dei siciliani. Tra le raffigurazioni più usate: pale di fichi d’india, trinacrie, gesta eroiche di cavalieri, battaglie all’ultimo sangue, scene di caccia, immagini sacre, scene religiose e raffiguranti la vita di santi, varie forme geometriche. La storia del carretto siciliano risale ai primi dell’ottocento, infatti, fino al ‘700, lo scarso sviluppo delle strade nell’isola aveva limitato i trasporti al dorso degli animali. Solo nei primi dell’800 si ha testimonianza dei carretti realizzati con ruote molto alte, per poter superare gli ostacoli offerti dalle “trazzere” (strade con salite ripidissime e curve, soggette a frane e piene di fossi). Tre sono le tipologie dei carretti (in base al trasporto effettuato) “U Tiralloru” con laterali bassi e rettangolari, era utilizzato per trasportare la terra; “U Furmintaru” con laterali rettangolari più grandi era utilizzato per trasportare frumento; “U Vinaloru” con le fiancate trapezoidali e le tavole inclinate, utilizzato per trasportare il vino. La pittura del carro si afferma perché assolve diverse funzioni: protettiva del legno, magico-religiosa di allontanamento del male e del negativo, pubblicitaria per i carri che hanno funzione commerciale e di status symbol per dimostrare la ricchezza del proprietario. Negli anni nacque una rivalità fra le scuole Palermitane e le scuole Catanesi mai cessata e per questo motivo realizzavano dei carretti dissimili anche nella costruzione, infatti nel Palermitano le sponde non erano rette ma a forma di barca trapezoidali, mentre nel Catanese erano rette. Semplice e ingegnosa era la tecnica usata dai pittori dei carretti, i quali stendevano un primo strato di cementite e su questa il colore di fondo scelto che in prevalenza era: rosso, azzurro e giallo.
Temi raffigurati: Devoto – biblico – agiografico- Storico – cavalleresco- Leggendario – fiabesco – Musicale – Realistico – venatorio – veristico.
E adesso godetevi la gallery
Testo: Maria Giamblanco
Fonti: Museo siciliano del viaggio
Foto: Giovanni Matassa